“E venne la notte con molti de’ suoi
membri. Questa è la notte de’ tiepidi e de’ falsi fratelli i quali per non
essere conosciuti vanno di notte …” (Girolamo Savonarola)
Allora questa sera
non è solo una serata di ricordo e, magari, il nostro essere convocati attorno ad un
altare, non è un semplice rito, ma un gesto di partecipazione politica e di
impegno ancora in atto, il memoriale di quel sogno-divino umano a cui vorremmo
partecipare. E’ per questo che voglio ricordare un breve pensiero di Marianela
Garcìa: La mia storia è parte della storia di tutto un popolo; posso essere un
testimone, ma non un personaggio; il mio non è un caso unico, singolare fuori
dal comune; quello che è successo a me è successo a migliaia e migliaia di
uomini e donne in tutto il Paese. Il mio è un caso comune. Certo, ci sono le
particolarità e di ogni vita, incidentalmente si possono aver vissuto momenti
peculiari e diversi, ma la sostanza è quella di un cammino che si confonde con
quello di tutti…” .
Oscar Romero,
Marianela Garcìa, sua collaboratrice e ispiratrice, non sono annoverati tra gli
eroi, come nessuno di noi vorrebbe essere annoverato tra gli eroi, ma tra i
pieni di desiderio, quelli che nelle scritture si chiamano EBIONIM, quelli che
nonostante tutto sostengono la storia, immaginandosela diversa e trovando i
gesti giusti per renderla tale. Allora ciò che celebriamo questa sera è più
simile a quel memoriale celebrato
puntualmente da chi non vuol venir meno a questo desiderio, e forse noi,
questa sera, se qualcuno ci chiedesse: “che
significa questo?” come nel rituale ebraico, dovremmo rispondere: è la Pasqua , il desiderio della liberazione, il desiderio
delle relazioni nuove tra tutti noi, il desiderio perché uomini e donne
imparino a vivere nella giustizia, con le loro identità, le loro creatività. E’
il desiderio perché non si spendano più soldi per gli armamenti e perché le
persone non si armino più, è il desiderio perché non esistano più le mafie né
politiche né religiose, dei falsi e dei
tiepidi che si nascondono –per usare ancora le parole di Girolamo
Savonarola -; è la ricerca e lo sforzo di chi vuole imparare a vivere in un
altro modo, di chi non vuole che la terra serva per vivere solo a pochi e venga
sfruttata come fosse un oggetto in più in un mercato orami senza senso.
E ricordare Oscar
Romero, Marianela Garcìa, significa questo: restare desti, non prendere sonno
non smettere di desiderare e di creare. Mangiare ancora quello stesso pane e
bere a quello stesso calice, che quella mattina del 24 marzo dell’80, rimase
come sospeso nell’aria e nel tempo, quasi per uscire da quelle solite
coordinate dell’umano, perché non si pensi che le cose che accadono in altri
paesi del mondo non ci riguardano, o perché si pensi che quel tempo è cronologicamente
lontano e il nostro è un altro, è più pacifico, più giusto.
E se così fosse,
allora io mi domando: perché questa tranquillità riguarda poche persone? Perché
invece di lasciarci ispirare dalla vita, è il denaro a dettare le leggi
dell’umanità e del cosmo? Il denaro, le banche, le leggi della finanza. Come
mai qualcuno alza ancora le armi contro i suoi simili? Come mai l’umanità è
ancora capace di saccheggiare il suo habitat? Come mai ci saccheggiamo tra di
noi? Come mai, il lupo non dimora ancora con l’agnello e la pantera non si
sdraia accanto al capretto, e il vitello e il leoncello non pascolano insieme
–parafrasando il testo di Isaia 11-. Come mai? Come mai l’uomo si crede ancora
superiore alla donna? Come mai una razza, una cultura, una religione, pensano
ancora di essere le uniche, le più onorabili, le più vere?
Io
non ho la risposta, o forse la mia non sarebbe sufficiente, ma dico, con il
Savonarola, che anche noi siamo troppo tiepidi, che anche noi molte volte ci
muoviamo ancora con la logica della notte.
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